Primo Classificato Miglior Abbinamento
Ristorante Tenetra (Cantiano)
tipologia secondo
ingredienti; Lumache, Pane di Chiaserna, aglio, cipolla, polpa di pomodoro, vino bianco, finocchio selvatico, mentuccia, aglio fresco e peperoncino
esecuzione; preparare le lumache, (spurgare, bollire e sgusciarle) metterle in casseruola le lumache con cipolla e aglio, aggiungere il pomodoro e vino bianco, in seguito le erbe aromatiche, bruschettare il Pane di Chiaserna.
mettere il pane al centro del piatto e mettere sopra le lumache decorare con le erbe aromatiche.
vino in abbinamento: Grifoglietto Az Agr Villa Ligi Pergola Rosso Doc 2009
voto abbinamento 8
preparazione
http://www.flickr.com/photos/sommeliermontefeltro/8813323258/in/set-72157633621170369
Cuoco Angelo
http://www.flickr.com/photos/sommeliermontefeltro/8802767145/in/set-72157633621170369
mercoledì 18 settembre 2013
Pane di Chiaserna: Passatelli Primavera
Prima Classificata Miglior Preparazione a Base di Pane di Chiaserna
Agriturismo Serendipti (cantiano)
tipologia primo piatto
ingredienti; Pane di Chiaserna grattugiato, uova, farina, Parmigiano Reggiano, buccia di limone, noce moscata e sale
salsa; pomodorini ciliegia, olio, sale, aglio, basilico fresco e pinoli
esecuzione; Sbattere le uova con il pane di Chiaserna, il parmigiano, gli odori e, quando le uova saranno “assorbite” aggiungere un poco alla volta la farina.
cuocere i passatelli in acqua salata, preparare in una padella i pomodorini tagliati in quattro parti con uno spicchio d'aglio, olio Cartoceto dop e pinoli. aggiungere i passatelli alla salsa, saltare, mettere un po' di parmigiano reggiano per amalgamare e nel finale aggiungere il basilico.
vino in abbinamento; Guerriero Bianco Az Agr Guerrieri marche igt Bianco 2009
voto abbinamento 5
preparazione
http://www.flickr.com/photos/sommeliermontefeltro/8802804733/in/set-72157633621170369
cuoca
http://www.flickr.com/photos/sommeliermontefeltro/8813331854/in/set-72157633621170369
Agriturismo Serendipti (cantiano)
tipologia primo piatto
ingredienti; Pane di Chiaserna grattugiato, uova, farina, Parmigiano Reggiano, buccia di limone, noce moscata e sale
salsa; pomodorini ciliegia, olio, sale, aglio, basilico fresco e pinoli
esecuzione; Sbattere le uova con il pane di Chiaserna, il parmigiano, gli odori e, quando le uova saranno “assorbite” aggiungere un poco alla volta la farina.
cuocere i passatelli in acqua salata, preparare in una padella i pomodorini tagliati in quattro parti con uno spicchio d'aglio, olio Cartoceto dop e pinoli. aggiungere i passatelli alla salsa, saltare, mettere un po' di parmigiano reggiano per amalgamare e nel finale aggiungere il basilico.
vino in abbinamento; Guerriero Bianco Az Agr Guerrieri marche igt Bianco 2009
voto abbinamento 5
preparazione
http://www.flickr.com/photos/sommeliermontefeltro/8802804733/in/set-72157633621170369
cuoca
http://www.flickr.com/photos/sommeliermontefeltro/8813331854/in/set-72157633621170369
venerdì 12 luglio 2013
Pane di Chiaserna: Coniglio ripieno
Ristorante il Lagetto (Cantiano)
tipologia secondo
ingredienti: 1 coniglio, carne macinata(pollo, maiale e vitello) Pane di Chiaserna gratugiato, parmiggiano reggiano, pecorino, uova, olio Cartoceto dop, olive verdi, maggiorana, aglio, sale e pepe.
esecuzione: disossare il coniglio, preparare l'impasto con tutti gli ingredienti sopra elencati, riempire il coniglio, (le carni non vanno sovrapposte) mettere in casseruola, aggiungere olio, maggiorana una spuzzata di vino bianco "usato poi in abbinamento" (anche in cottura se necessario). cuocere in forno per circa 1 ora a 180°
vino in abbinameto: Mochetto AZ Agr. Ca le Suore Marche igt rosso 2010
voto dell' abbinamento: 4
vino consigliato: Ca le Suore Az Agr. Ca le Suore Marche igt Bianco 2012
Pane di Chiaserna: Polpettone della casa
Agriturismo Col d' Agello (Cantiano)
tipologia secondo
ingredienti: carni di maiale, manzo e pollo, pane di Chiaserna gratugiato, parmigiano reggiano, noce moscata, maggiorana, aglio, uova, latte, sale e pepe
sangiovese, burro e farina
esecuzione: impastare insieme tutti gli ingredienti sopra elencati creando una forma cilindrica compatta, cuocere in casseruola aggiungendo un pò di brodo vegetale cottura in forno 180° per circa 30/40 min
brodo vegetale; carote, sedano, cipolle a cui possono essere aggiunte verdure di stagione sale
ridurre il sangiovese e legarlo alla roux (burro e farina) da usare come fondo
vino in abbinamento: Rosi Rubeo Az. Agr. Ferriera Colli Pesaresi Sangiovese Doc 2012
voto dell'abbinameto: 5
vino consigliato: il Bianco di Remo Az. Agr, Ferriera Colli Pesaresi Bianco Doc. 2012
(togliendo il fondo con il sangiovese, magari aggiungendo delle verdure croccanti)
venerdì 28 giugno 2013
Monte Nerone a Tavola fungo Spignolo 2012
tutte le immagini;
http://www.flickr.com/photos/sommeliermontefeltro/sets/72157631635773227/
http://www.flickr.com/photos/sommeliermontefeltro/sets/72157631635773227/
Monte Nerone a Tavola fungo Spignolo 2012: signolo in fiore
Prima Classificata Ex aequo
Ristorante Pizzeria il Gatto e la Volpe
ing 4 persone
per la pasta; 100 gr di farina 00, 300 gr di farina di semola di grano duro, 4 uove, sale
per il ripieno; 250 gr di ricotta di pecora, 50 gr di spignoli, 1 uovo intero, 2 cucchiai di parmigiano reggiano dop
per la crema di fave; 250gr di favetta fresce di Fratterosa, 100 gr di olio Caroceto dop, 30 gr di cipolla bianca, 1 cucchiaio di parmigiano reggiano dop, sale , pepe bianco q.b.
per la composizione del piatto; 100 gr di spignoli freschi, 50 gr di casciotta d'urbino dop, olio Cartoceto dop q.b.,fiori di aglio orsino.
esecuzione: mescolare la farina con le uove, fate riposare l'impasto per circa 30 min. prima di stendere la pasta.
preparare il ripieno; in un recipiente mettere la ricotta , l'uovo e il parmigiano reggiano dop, ottenendo un composto sodo e cremoso, poi aggiungere degli spignoli tagliati a coltello finemente......piccola variante aggiungere dei fiori di aglio orsino all'impasto.
stendere la sfoglia, ritagliate dei quadrati di 8/9 cm circa
distribuite un cucchiaino di ripieno su ogni quadrato, chiudere l'impasto in mezzo a due angoli e capovolgete la pasta in modo da formare il tortellone.
lessate le favette di fretterosa in acqua salata per qualche minuto, scolate e tagliete la buccia esterna, saltarle in padella con olio Cartoceto dop e della cipolla tagliata finemente, poi passare al mixer aggiungendo dell' olio Cartoceto dop e del parmigiano reggiano.
fate bollire il tortellone per 7/8 minuti in acqua salata, scolare e comporre il piatto, su una base di crema di fave appoggiate il tortellone con un velo di Casiotta d'Urbino sopra, dei fiori di aglio orsino ed infine in filo di olio Cartoceto dop
vino in abbinamento: Sauvignon 2011 La Ripe Roberto lucarelli
valutazione abbinamento: 7
Monte Nerone a Tavola fungo Spignolo 2012: nidi di rondine allo spignolo
Prima Classificata Ex aequo
Agriturismo Col d' Agello (Cantiano)
Nidi di rondine allo Spignolo
ingredienti;
pasta all'uovo, prosciutto cotto, ricotta, mozzarella, emental , parmiggiano reggiano, besciamella, spignoli freschi, olio Cartoceto dop,
esecuzione: tirare la spoglia, creando grossi quadrati, lessarli in acqua,
farcire con ; ricotta, formaggi e besciamella e un trito di spignoli.
arrotolare il tutto e tagliate con spessore di circa 2 cm, disporre i nidi in una teglia da forno con parmiggiano reggiano e besciamella, infornare.
*preparare un giorno prima in un vasetto con olio Cartoceto dop un trito di spignoli una spicchio d'aglio tagliato grossolano e prezzemolo un pizzico di sale, lasciare in frigo tutta la notte per far amalgamare bene i profumi.
la salsa creata va servita calda sopra i nidi, con l'aggiunta di spignoli in lamelle sopra.
vino in abbinamento: Terre di san Paolo 2010 Piersanti, Verdicchio dei castelli di jesi Classico Superiore
valutazione abbinamento: 7
domenica 9 giugno 2013
Monte Nerone a Tavola fungo Spignolo 2012: terrina di coniglio con misticanza e funghi spignoli
Ristorante Agriturismo La Ferraia (Pianello di Cagli)
Terrina di coniglio con misticanza e funghi spignoli
ing 4 persone
150 g di coniglio disossato, zucchine, carote, rosmarino, maggiorana, salvia, sale, pepe, olio Cartoceto dop, funghi spignoli
esecuzione: disossare il coniglio adagiarlo su pellicola, salare e pepare, riempirlo con la farcia più carote, zucchine e spezie, chiudere a forma di "salsicciotto"
valutazione abbinamento: 7
potrebbe essere una versione casalinga dal sapore nettamente diverso
Terrina di coniglio con misticanza e funghi spignoli
ing 4 persone
150 g di coniglio disossato, zucchine, carote, rosmarino, maggiorana, salvia, sale, pepe, olio Cartoceto dop, funghi spignoli
esecuzione: disossare il coniglio adagiarlo su pellicola, salare e pepare, riempirlo con la farcia più carote, zucchine e spezie, chiudere a forma di "salsicciotto"
- mettere sottovuoto e cuocere in acqua a 65° per 1 ora e 15 min (per ogni 150g di peso) tagliare a medaglioni e servire freddo con scaglie di spignoli
valutazione abbinamento: 7
potrebbe essere una versione casalinga dal sapore nettamente diverso
- (non in pellicola, ma arrotolato e chiuso con lo spago) cottura in forno in una teglia con vino bianco, olio e spezie, lasciar freddare, tagliare a fette, tirare la salsa di cottura con un pò di fecola per addesarla, posizionarla calda sopra la preparazione di coniglio e aggiungere le lamelle di spignoli tagliati a crudo
giovedì 6 giugno 2013
7 giugno 1422
Il 7 Giugno di 591 anni
fa nasceva uno dei più importanti e illustri personaggi del nostro
territorio : nel 1422 in quel giorno venne, infatti, alla luce a
Gubbio Federico da Montefeltro che sarebbe divenuto nel 1474 Federico
Duca di Montefeltro.
Chi furono i genitori e
la famiglia del Duca crea ancora oggi discussione ma sembra accertato
che Federico sia figlio del Duca Bernardino degli Ubaldini della
Carda e di Aura da Montefeltro anche se Federico dichiarò sempre
pubblicamente di essere figlio di Guidantonio da Montefeltro:
Pierantonio Paltroni, suo biografo ufficiale, scriverà –“qual
ch'el fusse et figliolo de Bernardino et de casa degli Ubaldini, per
omni modo è manifesto el decto conte Federigo esser nato da
preclarissima stirpe”-.
Federico passò la sua
infanzia, allontanato dalla corte urbinate in seguito alla nascita
di Oddantonio, al Monastero Benedettino di Gaifa presso Urbino e poi
alla Corte dei Brancaleoni, nel 1433 passò circa un anno e mezzo
alla corte veneziana e poi a Mantova alla scuola di Vittorino da
Feltre di cui divenne allievo prediletto.
Fondamentale fu per
Federico questo periodo tra Venezia e Mantova, perché qui ebbe modo
di sviluppare, oltre alle sue doti militari, la cultura umanistica e
una spiccata sensibilità per le arti e l’architettura.
Importantissima per la
sua vita fu , però, anche un’altra figura molto misteriosa (oltre
all’amatissima moglie Battista Sforza) rimasta sempre in ombra ma
sempre presente : il fratello o fratellastro Ottaviano Ubaldini della
Carda, collaboratore e alter ego nonché reggente del Ducato nelle
assenze di Federico.
Non vogliamo qui
ripercorrere l’intera vita di Federico ma ricordarne l’importanza
che ha avuto per tutto il Montefeltro ma anche per il mondo tutto
sviluppando una corte esempio di magnificenza oculata, mecenatismo,
buon governo e sensibilità verso tutte le arti.
Venerdì 7 e sabato 8
Urbino dedicherà eventi a questa ricorrenza e , grazie a Pietro
Barsotti, si è riprodotto il “picciolo”, moneta che veniva usata
nel Ducato e che veniva battuta dalla zecca presente proprio a
Urbino.
Nella moneta è
rappresentato da un lato lo stemma di Urbino e dall’altra
“Federicus Co” , cioè, conte a testimonianza della circolazione
di questa moneta prima del 1474, anno in cui Federico fu nominato
Duca.
A questo punto non ci
resta che dire “Buon Compleanno Federico da Montefeltro”!!!!!
Ambasciatore Territoriale dell'Enogastronomia
Somm. Sara Bracci
Ambasciatore Territoriale dell'Enogastronomia
Somm. Sara Bracci
mercoledì 5 giugno 2013
Monte Nerone a Tavola fungo Spignolo 2012: Medaglioni di Filetto al fungo Spignolo
Ristorante Le Fontane (Cagli)
Medaglioni di Filetto al fungo Spignolo
ing. 4 persone
400g filetto di maiale, sale, pepe, burro, olio Cartoceto dop, prezzemolo, albume d'uovo (per l'impanatura) 250g fungo spignolo, brodo vegetale.
esecuzione: tagliare il filetto a forma di medaglioni, salare, pepare, preparare il trito di spignoli, impanare i medaglioni con la farina, immergere nell' albume d'uovo e appoggiare in tutto nel trito di fungo spignolo da entrambi i lati.
Per la crema tagliare il fungo spignolo a pezzettoni e scottare in padella con olio e burro, poi fullare.
una volta preparate tutte le basi iniziare a friggere in olio di oliva cartoceto dop il medaglione.
impiattare crema alla base sopra appoggiare il megaglione ancora la crema calda sopra e una cascata di fungo spignolo (crudo) tagliato a lamelle.
vino in abbinamento: Passerina Brut Velenosi
valutazione abbinamento: 5
abbinamento consigliato: Vigna Solari 2011 Falerio doc
Medaglioni di Filetto al fungo Spignolo
ing. 4 persone
400g filetto di maiale, sale, pepe, burro, olio Cartoceto dop, prezzemolo, albume d'uovo (per l'impanatura) 250g fungo spignolo, brodo vegetale.
esecuzione: tagliare il filetto a forma di medaglioni, salare, pepare, preparare il trito di spignoli, impanare i medaglioni con la farina, immergere nell' albume d'uovo e appoggiare in tutto nel trito di fungo spignolo da entrambi i lati.
Per la crema tagliare il fungo spignolo a pezzettoni e scottare in padella con olio e burro, poi fullare.
una volta preparate tutte le basi iniziare a friggere in olio di oliva cartoceto dop il medaglione.
impiattare crema alla base sopra appoggiare il megaglione ancora la crema calda sopra e una cascata di fungo spignolo (crudo) tagliato a lamelle.
vino in abbinamento: Passerina Brut Velenosi
valutazione abbinamento: 5
abbinamento consigliato: Vigna Solari 2011 Falerio doc
giovedì 30 maggio 2013
Monte Nerone a Tavola fungo Spignolo 2012: Primavera di Coniglio
Ristorante il Daino (Frontone)
Primavera di Coniglio
ing. 4 persone;
1 coniglio disossato, 2 uova, 300g funghi spignoli, 100g fave fresche, 300g polenta di Arcevia, olio Cartoceto dop, brodo vegetale, sale grosso di Cervia q.b.
esecuzione:
aprire il conoglio disossato, fare una frittata sottile con le 2 uove e 200g di finghi spignoli, adagiare la frittata al centro del coniglio e arrotolarlo. cuocere in forno a 150° per 40 min. Preparare la polenta e stenderla su una teglia con uno spessore di 2 cm. una volta raffreddata formare le porzioni con un coppapasta e gratinarla in forno. In una padella far soffriggere le fave con olio Cartoceto dop e brodo e poi, con l'aiuto di un mixer ad immersione creare una crema.
comporre il piatto mettendo la polenta gratinata sul fondo, adagiare sopra una fetta di coniglio, spolverare con funghi spignoli freschi tragliati a lamelle e infine colorare in tutto con la crema di fave.
Vino in abbinamento: Az. Fiorini, Sirio, Colli Prsaresi Sangiovese Doc 2011
Valutazione abbinamento 6
Abbinamento consigliato Az. Fiorini, Tenuta Campioni, Bianchello del Metauro Doc 2011
Primavera di Coniglio
ing. 4 persone;
1 coniglio disossato, 2 uova, 300g funghi spignoli, 100g fave fresche, 300g polenta di Arcevia, olio Cartoceto dop, brodo vegetale, sale grosso di Cervia q.b.
esecuzione:
aprire il conoglio disossato, fare una frittata sottile con le 2 uove e 200g di finghi spignoli, adagiare la frittata al centro del coniglio e arrotolarlo. cuocere in forno a 150° per 40 min. Preparare la polenta e stenderla su una teglia con uno spessore di 2 cm. una volta raffreddata formare le porzioni con un coppapasta e gratinarla in forno. In una padella far soffriggere le fave con olio Cartoceto dop e brodo e poi, con l'aiuto di un mixer ad immersione creare una crema.
comporre il piatto mettendo la polenta gratinata sul fondo, adagiare sopra una fetta di coniglio, spolverare con funghi spignoli freschi tragliati a lamelle e infine colorare in tutto con la crema di fave.
Vino in abbinamento: Az. Fiorini, Sirio, Colli Prsaresi Sangiovese Doc 2011
Valutazione abbinamento 6
Abbinamento consigliato Az. Fiorini, Tenuta Campioni, Bianchello del Metauro Doc 2011
domenica 28 aprile 2013
Concorso eno-gastronomico dedicato al PANE DI CHIASERNA 2012
in occasione della Piazza del Gusto di Cantiano, il Comune di Cantiano e le Associzioni Sommelier AIS Marche e Umbria le Delegazioni Urbino Montefeltro e Gubbio, hanno collaborato per creare una concorso tra Ristoratori, che abbia lo scopo di creare dei menù a base di Pane di Chiaserna.
descrizione; pane di grano tenero a lievitazione acida – forma classica a filone – alveolatura regolare, spugnosa, di colore bianco tendente al grigio – sapore leggermente acidulo.
antipasto; Ristorante SERENDIPTI (Cantiano)
"crostino con intingolo e gambero di fiume"
ingredienti
esecuzione: soffriggere in abbondante olio Cartoceto, i gamberi con l'aglio, poi aggiungere la passata di pomodoro, il peperoncino, bruschettare il pane di Chiaserna, impiattare il Pane di Chiaserna bruschettato mettendo sopra il gambero di fiume e la passata di pomodoro precendentemente cotti aggiungere un filo di olio Cartoceto a crito e il prezzemolo precedentemente tritato
abbinamento proposto; vino Guerrieri Brut
voto abbinamento 5,5
antipasto: Agriturismo La Foglia San Bartolomeo (Gubbio)
"terrina di pane di Chiaserna, verza, pecorino"
ingredienti per 4 persone;
informare a forno caldo a 180°/200° per 15/20 min.
appena sfornato spolverare legermente con la canella e aggiungere un filo d'olio di Cartoceto
abbinamento proposto; vino Pecorino Pontemagno 2010
voto abbinamento 6,0
primo; Agriturismo COLDAGELLO (Cantiano)
"passatelli in brodo"
ingredienti:
impastare il pane di Chiaserna grattugiato, le uova, il parmigiano reggiano. la farina. aggiungere un pò di noce moscata un pò di scorza di limone grattugiata.
fare il brodo di carne aggiungere i passatelli
servire in un piatto cupo con il brodo
abbinamento proposto: vino Vernaculum 2010 pergola doc Villa Ligi
voto abbinamento: 7,0
secondo; Ristorante TENETRA (Cantiano)
"filetto di maiale in crosta di pane"
ingredienti:
portare il filetto a metà cottura con erbe aromatiche con burro, olio e vino (padella antiadesente), mescolare le farine e il pane di Chiaserna grattugiato e aggiungere il lievito stitare una sfoglia e mettere la pancetta, avvolgere con la sfoglia il filetto poi mettere in forno a 180° per 30 min. impiattare con una riduzione di vino (vino sangiovese , fecola, burro scaligno, pepe, mele e canella) e vegetali di stagione
abbianemto proposto: vino Galileo 2009 Guerrieri Colli Pesaresi Sangiovese
voto abbinamento:7,5
PREPARAZIONE VINCITRICE
dolce: Ristorante Pizzeria Del Sole (Cantiano)
ingredienti:
mettere il pane di Chiaserna a pezzettoni a bagno nel latte, agiungere gli ingredieni sopra citati uno alla volta e mescolare bene.
infornare 180° per 40 min.
abbianemto proposto: la Combriccola 2006 Pontemagno
voto abbinamento: 8,0
descrizione; pane di grano tenero a lievitazione acida – forma classica a filone – alveolatura regolare, spugnosa, di colore bianco tendente al grigio – sapore leggermente acidulo.
antipasto; Ristorante SERENDIPTI (Cantiano)
"crostino con intingolo e gambero di fiume"
ingredienti
- pane di Chiaserna prodotto tipico
- gambero di fiume
- passata di pomodoro
- olio cartoceto dop
- aglio
- prezzemolo
- peperoncino
esecuzione: soffriggere in abbondante olio Cartoceto, i gamberi con l'aglio, poi aggiungere la passata di pomodoro, il peperoncino, bruschettare il pane di Chiaserna, impiattare il Pane di Chiaserna bruschettato mettendo sopra il gambero di fiume e la passata di pomodoro precendentemente cotti aggiungere un filo di olio Cartoceto a crito e il prezzemolo precedentemente tritato
abbinamento proposto; vino Guerrieri Brut
voto abbinamento 5,5
antipasto: Agriturismo La Foglia San Bartolomeo (Gubbio)
"terrina di pane di Chiaserna, verza, pecorino"
ingredienti per 4 persone;
- 300 g pane di Chiaserna prodotto tipico
- 5/6 foglie di verza
- 300 g casciotta d'urbino
- 50 g pecorino gratugiato
- 20 cl di brodo di carne
- canella, olio di cartoceto dop
informare a forno caldo a 180°/200° per 15/20 min.
appena sfornato spolverare legermente con la canella e aggiungere un filo d'olio di Cartoceto
abbinamento proposto; vino Pecorino Pontemagno 2010
voto abbinamento 6,0
primo; Agriturismo COLDAGELLO (Cantiano)
"passatelli in brodo"
ingredienti:
- pane di Chiaserna grattugiato
- 3 uova
- 2 etti parmigiano reggiano
- 1 cucchiaio di farina
- noce moscata, buccia di limone grattugiata,
- brodo di carne
impastare il pane di Chiaserna grattugiato, le uova, il parmigiano reggiano. la farina. aggiungere un pò di noce moscata un pò di scorza di limone grattugiata.
fare il brodo di carne aggiungere i passatelli
servire in un piatto cupo con il brodo
abbinamento proposto: vino Vernaculum 2010 pergola doc Villa Ligi
voto abbinamento: 7,0
secondo; Ristorante TENETRA (Cantiano)
"filetto di maiale in crosta di pane"
ingredienti:
- filetto di maiale
- erbe aromatiche (rosmarino salvia, maggiorana)
- pane di chiaserna grattugiato
- pancetta
- farina di grano tenero bianca
- farina di grano tenero integrale
- vino sangiovese
- fecola di patate
- pepe, canella, burro, lievito
portare il filetto a metà cottura con erbe aromatiche con burro, olio e vino (padella antiadesente), mescolare le farine e il pane di Chiaserna grattugiato e aggiungere il lievito stitare una sfoglia e mettere la pancetta, avvolgere con la sfoglia il filetto poi mettere in forno a 180° per 30 min. impiattare con una riduzione di vino (vino sangiovese , fecola, burro scaligno, pepe, mele e canella) e vegetali di stagione
abbianemto proposto: vino Galileo 2009 Guerrieri Colli Pesaresi Sangiovese
voto abbinamento:7,5
PREPARAZIONE VINCITRICE
dolce: Ristorante Pizzeria Del Sole (Cantiano)
ingredienti:
- pane di Chiaserna
- uvetta sultanina, mela, pinoli
- crema pasticcera al limone
- latte
- uova
- rum
- zucchero
- burro
mettere il pane di Chiaserna a pezzettoni a bagno nel latte, agiungere gli ingredieni sopra citati uno alla volta e mescolare bene.
infornare 180° per 40 min.
abbianemto proposto: la Combriccola 2006 Pontemagno
voto abbinamento: 8,0
mercoledì 10 aprile 2013
Ciambelle di Cantiano (Dolce Pasquale)
Non sono molto dolci, la loro tradizione si perde negli anni, nessuna persona anche molto anziana sa da quanti anni si facciano queste ciambelle, ma le ha viste fare dalla nonna e dalla mamma prima di lei.
La cosa strana è l'assenza di lievito in questa preparazione come nella tradizione ebraica e nella loro
forma finale ricordano la corona di spine di Gesù'.
Anche nel nostro paese Cantiano (Provincia Pesaro Urbino Marche però Diocesi di Gubbio Umbria) c'è un quartiere chiamato ghetto, chissà forse come in altri paesi vi era una comunità ebraica e forse questa ricetta ha varcato i confini del ghetto e si è insediata nella nostra tradizione, rimanendo nei confini del paese anche la preparazione è molto rituale e codificata in effetti non sono semplici da spiegare, ma vanno viste fare per poter capirne completamente l'esecuzione altrimenti il risultato finale può non essere soddisfacente.
Sono sempre di meno le persone che preparano questo dolce rituale per la loro complessità e la
non facile riuscita, i panifici del posto ne tengono viva la tradizione con buoni risultati.
Ricetta;
5 uova (si ricavano circa dieci ciambelle.)
uova intere 5,
olio 5 cucchiai,
zucchero 5 cucchiai rasi
un bicchierino (la dose del bar circa) di mistrà(o anice),
25 grammi di anici (semi)
700 grammi circa di farina"0 "
ESECUZIONE;
MONTARE A NEVE GLI ALBUMI A PARTE SBATTERE TUORLI CON LO ZUCCHERO
AGGIUNGERE L'OLIO. SULLA SPIANATOIA DISPORRE LA FARINA A FONTANA METTERCI IL
MISTRA' E GLI ANICI LAVATI E STRIZZATI, POI METTERCI GLI ALBUMI I TUORLI E
IMPASTARE IL TUTTO SENZA FAR PRENDERE IL" NERBO" ALL'IMPASTO CERCANDO DI NON
SOVRAPPORRE LA PASTA COME PER LA SFOGLIA MA TAGLIANDOLA SPESSO CON IL COLTELLO
L'IMPASTO DEVE RISULTARE ABBASTANZA COMPATTOE E BEN LISCIO QUINDI VA MANEGGIATO
A LUNGO. PER FORMARE LE CIAMBELLE TAGLIARE LA PASTA A PEZZETTI DI CIRCA 130 GR.
L'UNO FARE UN ROTOLINO E CHIUDERLO AI LATI PER FORMARE UNA CIAMBELLA E
TAGLIUZZARE IL BORDO ESTERNO. A QUESTO PUNTO FAR BOLLIRE DELL'ACQUA IN UNA
PENTOLA DAL FONDO ABBASTANZA LARGO , E IMMERGERVI LE CIAMBELLE IN NUMERO GIUSTO
IN MODO CHE NON SI ACCAVALLINO L' UNA SULL'ALTRA CIRCA TRE O QUATTRO E NON DI
PIU'. DEVONO BOLLIRE PER CIRCA DODICI MINUTI.LA TRADIZIONE VUOLE CHE SI
IMMERGONO LE SECONDE QUANDO LE PRIME VENGONO IN SUPERFICIE E SI TOLGONO QUANDO
LE SECONDE CHE HAI IMMERSO COMINCIANO A VENIRE A IN SUPERFICIE. UNA VOLTA
LESSATE VANNO COTTE IN FORNO PER CIRCA UN'ORA A 220 GRADI ABBASSANDO DOPO
MEZZORA A 200 GRADI.
Vice Delegato AIS Urbino Montefeltro
Somm. Prof.sta Franco Morena
La cosa strana è l'assenza di lievito in questa preparazione come nella tradizione ebraica e nella loro
forma finale ricordano la corona di spine di Gesù'.
Anche nel nostro paese Cantiano (Provincia Pesaro Urbino Marche però Diocesi di Gubbio Umbria) c'è un quartiere chiamato ghetto, chissà forse come in altri paesi vi era una comunità ebraica e forse questa ricetta ha varcato i confini del ghetto e si è insediata nella nostra tradizione, rimanendo nei confini del paese anche la preparazione è molto rituale e codificata in effetti non sono semplici da spiegare, ma vanno viste fare per poter capirne completamente l'esecuzione altrimenti il risultato finale può non essere soddisfacente.
Sono sempre di meno le persone che preparano questo dolce rituale per la loro complessità e la
non facile riuscita, i panifici del posto ne tengono viva la tradizione con buoni risultati.
Ricetta;
5 uova (si ricavano circa dieci ciambelle.)
uova intere 5,
olio 5 cucchiai,
zucchero 5 cucchiai rasi
un bicchierino (la dose del bar circa) di mistrà(o anice),
25 grammi di anici (semi)
700 grammi circa di farina"0 "
ESECUZIONE;
MONTARE A NEVE GLI ALBUMI A PARTE SBATTERE TUORLI CON LO ZUCCHERO
AGGIUNGERE L'OLIO. SULLA SPIANATOIA DISPORRE LA FARINA A FONTANA METTERCI IL
MISTRA' E GLI ANICI LAVATI E STRIZZATI, POI METTERCI GLI ALBUMI I TUORLI E
IMPASTARE IL TUTTO SENZA FAR PRENDERE IL" NERBO" ALL'IMPASTO CERCANDO DI NON
SOVRAPPORRE LA PASTA COME PER LA SFOGLIA MA TAGLIANDOLA SPESSO CON IL COLTELLO
L'IMPASTO DEVE RISULTARE ABBASTANZA COMPATTOE E BEN LISCIO QUINDI VA MANEGGIATO
A LUNGO. PER FORMARE LE CIAMBELLE TAGLIARE LA PASTA A PEZZETTI DI CIRCA 130 GR.
L'UNO FARE UN ROTOLINO E CHIUDERLO AI LATI PER FORMARE UNA CIAMBELLA E
TAGLIUZZARE IL BORDO ESTERNO. A QUESTO PUNTO FAR BOLLIRE DELL'ACQUA IN UNA
PENTOLA DAL FONDO ABBASTANZA LARGO , E IMMERGERVI LE CIAMBELLE IN NUMERO GIUSTO
IN MODO CHE NON SI ACCAVALLINO L' UNA SULL'ALTRA CIRCA TRE O QUATTRO E NON DI
PIU'. DEVONO BOLLIRE PER CIRCA DODICI MINUTI.LA TRADIZIONE VUOLE CHE SI
IMMERGONO LE SECONDE QUANDO LE PRIME VENGONO IN SUPERFICIE E SI TOLGONO QUANDO
LE SECONDE CHE HAI IMMERSO COMINCIANO A VENIRE A IN SUPERFICIE. UNA VOLTA
LESSATE VANNO COTTE IN FORNO PER CIRCA UN'ORA A 220 GRADI ABBASSANDO DOPO
MEZZORA A 200 GRADI.
Vice Delegato AIS Urbino Montefeltro
Somm. Prof.sta Franco Morena
mercoledì 30 gennaio 2013
Contaminazione gastronomiche tra Urbino e Gubbio
Molti, erroneamente, ritengono che la cucina delle Marche Settentrionali sia fortemente influenzata dalle cucine delle regioni confinanti , tra le quali l’Umbria.
E’ invece una cucina molto caratterizzata, anche nell’ambito marchigiano perché depositaria di interessanti originalità che emergono analizzando le due branche che la compongono :quella di mare e quella dell’entroterra.
Quest’ultima grossomodo coincide con il territorio originario dell’antico Ducato di Urbino, che è stato uno dei grandi protagonisti della stagione rinascimentale italiana. Occupava un territorio che andava dalle sorgenti del Savio, in Romagna, fino al fiume Tevere, nei pressi di Perugia e, per secoli, e per secoli, ha avuto una forte influenza culturale sui vicini. In questo territorio si è sviluppato nel corso dei secoli una cultura gastronomica originale e di qualità.
Originale significa che non copia dagli altri, di qualità che ha avuto e che ha a disposizione prodotti agro alimentari unici, numerosi, differenziati e di pregio.
Entriamo nel vivo dell’argomento affrontando la reciproca influenza delle tradizioni culinarie tra Umbria e Montefeltro e in particolare per la vasta area Eugubina, che fu parte della provincia di Pesaro e Urbino fino al 1860.
Numerose sono le preparazioni che si ritrovano in entrambe le cucine, come la crescia di granoturco, la crescia sotto la cenere, la crescia di Pasqua (crescia brusca), la crescia di Pasqua dolce, il pan nociato, le pinoccate, le tagliatelle (maccheroncini) con miele e noci, il fricò, le lumachelle (lumachine a Gubbio) la cannella nel ripieno dei cappelletti, la “bagiana” di fave, la beccuta, i cavallucci, il dolce detto “la vecchia” di mezzaquaresima, la robba (la “robbe cotte” a Gubbio) (budella, zampetti, trippa, coda di maiale, bollite e speziate) ecc.
Oggi e sempre più difficile riconoscere la presenza di carattere omogenei fra le diverse aree, perché siamo abituati a ragionare in termini di regioni amministrative moderne, che generalmente, non corrispondono a quelle storiche. Tuttavia queste forti somiglianze ci ricordano che esiste una storica, radicata identità con l’area Eugubina e che la cucina rappresenta uno degli aspetti più vivi e duraturi di una cultura. Possiamo ricordare alcuni fra i piatti più significativi di quella cucina dell’entroterra.
• Le Lasagne, che qui sono chiamate anche millefoglie o pasta al forno.
• Le “lumachelle della duchessa” che vengono anche chiamate “Ave Maria”, se di piccolo formato o “Pater Noster” se più grandi. È interessante notare il gusto rinascimentale di questa pasta sfoglia che, oltre alla farina e alle uova, prevede l’aggiunta di cannella in polvere, noce moscata grattata, pecorino grattugiato fino, e sale.
• I passatelli in brodo. L’area di diffusione di questo piatto va dall’intera Riomagna, all? Anconetano, fino all’area Eugubina che corrisponde all’intera area geografica dell’ Esarcata Bizantino. Che sia un piatto di origine greco-romano?
• I cappeletti in brodo. Ne esiste una versione semi asciuttacondita con burro fuso o crema di formaggio e tartufo bianco affettato sopra.
• I “tacconi” o “cioncioni”: sono dei quadrelli o dei tagliolini corti ricavati da una sfoglia fatta con farina e farina di frumento in parti uguali e acqua.
• I “cresc taiat”: sono dei maltagliati ricavati da una spessa sfoglia fatta con acqua, farina di granoturco (un tempo si usava la polenta avanzata) e farina di frumento.
• I tagliolini con tartufo bianco, conditi con burro e formaggio, classico piatto per la valorizza il pregiato tartufo.
• Il “ciavarro” : è una minestra brodosa di ceci, fagioli, lenticchie, orzo o farro, cotiche di maiale.
• La zuppa gialla di Pasqua, altro piatto di probabile origini rinascimentale. È ottenuto da un pane preparato impostando farina di grano con acqua tiepida ove è stato fatto sciogliere dello zafferano(4 stimmi per ogni commensale), lievito, poco olio, sale e pepe.
• La faraona al coccio, tipica di Fratte Rosa
• Il fagiano tartufato già testimoniato nell’ antica cucina ducale.
• Il tacchino alla “gossuta” ovvero alla ghiotta, che è un antico raffinato piatto natalizio Urbinate.
• Il pancettone o braciolone Urbinate, piatto domenicale delle famiglie borghesi.
• Il bostrengo. Dice il proverbio “Piov e neng tut le vacchie fan el bustrengh”. Ci sono diverse versioni fra paese e paese e tra famiglia e famiglia.
• La baccuta che è un dolce devozionale che si prepara per mezzaquaresima.
• Le frittelle di farina di castagne: che sono un piatto della tradizione appenninica.
…………………
(estratto da un articolo “La cucina delle Marche settentrionali” del somm. Piergiorgio Angelini)
• Le Lasagne, che qui sono chiamate anche millefoglie o pasta al forno.
• Le “lumachelle della duchessa” che vengono anche chiamate “Ave Maria”, se di piccolo formato o “Pater Noster” se più grandi. È interessante notare il gusto rinascimentale di questa pasta sfoglia che, oltre alla farina e alle uova, prevede l’aggiunta di cannella in polvere, noce moscata grattata, pecorino grattugiato fino, e sale.
• I passatelli in brodo. L’area di diffusione di questo piatto va dall’intera Riomagna, all? Anconetano, fino all’area Eugubina che corrisponde all’intera area geografica dell’ Esarcata Bizantino. Che sia un piatto di origine greco-romano?
• I cappeletti in brodo. Ne esiste una versione semi asciuttacondita con burro fuso o crema di formaggio e tartufo bianco affettato sopra.
• I “tacconi” o “cioncioni”: sono dei quadrelli o dei tagliolini corti ricavati da una sfoglia fatta con farina e farina di frumento in parti uguali e acqua.
• I “cresc taiat”: sono dei maltagliati ricavati da una spessa sfoglia fatta con acqua, farina di granoturco (un tempo si usava la polenta avanzata) e farina di frumento.
• I tagliolini con tartufo bianco, conditi con burro e formaggio, classico piatto per la valorizza il pregiato tartufo.
• Il “ciavarro” : è una minestra brodosa di ceci, fagioli, lenticchie, orzo o farro, cotiche di maiale.
• La zuppa gialla di Pasqua, altro piatto di probabile origini rinascimentale. È ottenuto da un pane preparato impostando farina di grano con acqua tiepida ove è stato fatto sciogliere dello zafferano(4 stimmi per ogni commensale), lievito, poco olio, sale e pepe.
• La faraona al coccio, tipica di Fratte Rosa
• Il fagiano tartufato già testimoniato nell’ antica cucina ducale.
• Il tacchino alla “gossuta” ovvero alla ghiotta, che è un antico raffinato piatto natalizio Urbinate.
• Il pancettone o braciolone Urbinate, piatto domenicale delle famiglie borghesi.
• Il bostrengo. Dice il proverbio “Piov e neng tut le vacchie fan el bustrengh”. Ci sono diverse versioni fra paese e paese e tra famiglia e famiglia.
• La baccuta che è un dolce devozionale che si prepara per mezzaquaresima.
• Le frittelle di farina di castagne: che sono un piatto della tradizione appenninica.
…………………
(estratto da un articolo “La cucina delle Marche settentrionali” del somm. Piergiorgio Angelini)
martedì 1 gennaio 2013
Il Ducato di Urbino, un pò di storia.........
Le
origini del ducato di Urbino, vero e proprio Stato, risalgono
all’anno 1443,
anno in cui Papa Eugenio IV nominò Oddantonio II da Montefeltro,
primo duca di Urbino. Lo stato ebbe per lungo tempo come capitale la
città di Urbino, uno dei centri focali del Rinascimento italiano.
Con
la nomina papale si ebbe la trasformazione della Contea di Urbino in
Ducato che vide il suo termine nel 1631
con la devoluzione del medesimo allo stato Pontificio in seguito
alla morte dell’ultimo duca Francesco Maria II della Rovere.
Estensione
del Ducato
Il
ducato di Urbino o Stato, qual si voglia chiamare, coincise con la
parte della Regione Marche corrispondente alle attuali province
Pesaro-Urbino ed Ancona e con un lembo di terra umbra, ovvero con i
comuni di Gubbio,
Cosatacciaro e Scheggia. Confina con l’Emilia Romagna e la Toscana.
Le
terre del ducato si articolavano in un paessaggio, di mirabile
fascino. Da aspre cime appenniniche si giungeva al dolce litorale
adriatico, attraversando tenere colline e belle vallate.
Le
vicissitudini storiche con guerre perenni tra signori confinanti, che
si prolungarono fino al XV secolo, resero il ducato di Urbino uno
Stato a geografia variabile che crebbe o diminuì con l’alternarsi
delle vicende.
In
un primo tempo ad Urbino
si aggiunse il comune di Gubbio
e in seguito i comuni di Cantiano, Cagli, Casteldurante (Urbania),
Fossombrone, Senigallia, Mondavio e Pesaro.
Il
ducato risultava composto da uno Stato
Vecchio (Urbino, Gubbio,
San Leo, La Massa Trabaria, Urbania, Fossombrone e Cagli) e da uno
Stato Nuovo
( Senigallia, Mondavio, Pesaro).
Sia
lo Stato Vecchio che quello Nuovo, erano formati da piccole signorie
con una loro capitale. Nel momento in cui venivano annesse allo Stato
di Urbino, le città portavano una dote di beni culturali.
Il
Ducato di Urbino non possedeva un’unica città importante, la
capitale, bensì si confrontava ed interagiva con tutte le città
importanti del suo territorio.
Tale
decentramento risultava essere una risorsa politica per il Ducato,
favorendo una distribuzione omogenea della popolazione e del lavoro
sul territorio, evitando una concentrazione massiva di popolazione in
un'unica città. Con la Famiglia dei Montefeltro e poi con i Della
Rovere le capitali delle terre ducali crebbero arrichendosi anche di
un patrimonio culturale eccezionale, ancora oggi presente e
ammirabile sul territorio.
Un
po’ di storia
Per
due secoli e mezzo le vicende di due famiglie, i Montefeltro e i
Della Rovere, caratterizzarono la storia dello Stato di Urbino.
La
presa di possesso del territorio ducale da parte dei Montefeltro
avvenne nel 1375, con il riconoscimento pontificio a favore del conte
Antonio da Montefeltro.
Da
tale data trascorsero duecentocinquantasei anni, di cui
centrotrentratre di signoria feltresca (1375-1508) con cinque
signori, (Antonio, Guidantonio, Oddantonio, Federico e Guidubaldo I)
e centoventitre di signoria roveresca (1508-1631) con tre duchi
(Francesco Maria I, Guidubaldo II e Francesco Maria II).
I
signori e duchi di Urbino erano tutti Capitani di ventura e Vicari di
Santa Romana chiesa, con delega di governare e di difendere il
territorio ducale appartenente allo Stato Pontificio.
1443:
nacque il ducato di Urbino per nomina papale. Oddantonio
II da Montefeltro
venne nominato primo Duca di Urbino da parte del Papa Eugenio IV.
Il
primo duca regnò per meno di un anno prima di essere assassinato. A
lui successe il fratellastro maggiore Federico,
nato a Gubbio nel 1422, uno dei principali mecenati del Rinascimento.
1474:
Federico da Montefeltro
II Conte venne
nominato secondo Duca di Urbino. Fu grande condottiero, colto
mecenate delle arti, grande umanista, diplomatico e uomo religioso.
Durante i trentotto anni di signoria, lo stato raggiunse la massima
espansione e una notevole prosperità economica, Federico triplicò
lo stato ricevuto dagli avi. Alle campagne militare alternò la sua
attività da grande statista, non perdendo mai di vista la corte e
facendola crescere utilizzando i guadagni derivanti dalle condotte
militari, promuovendo l’edificazione del Palazzo
ducale di Urbino e quello di Gubbio, la costruzione e la
ristrutturazione di rocche e castelli per rafforzare le difese
militari, allestendo una delle biblioteche più celebri dell’epoca.
Dalla
corte passarono e vennero protetti architetti, scultori e artisti
famosissimi, quali Francesco di Giorgio Martini, Luciano Laurana,
Donato Bramante, Leon Battista Alberti, Piero della Francesca, Paolo
Uccello, Luca della Robbia, Giusto di Gant, solo per citarne alcuni.
Nel
1459 sposò in seconde nozze Battista Sforza.
Nel
1480, Gubbio,
patria di Federico da Montefeltro, divenne la seconda residenza della
famiglia ducale, città molto amata dai conti e in seguito duchi di
Urbino.
Il
duca regnò fino al 1482 anno della sua morte.
1482:
salì al potere il figlio di Federico, Guidubaldo
I da Montefeltro
terzo duca di Urbino. Promettente condottiero, non riuscì ad
eguagliare il padre, a causa della salute cagionevole fin da giovane.
Durante il suo regno ci furono lotte contro lo Stato della Chiesa,
subì delle conquiste da parte dei nipoti dei pontefici quali il Duca
Valentino e Lorenzo de’ Medici, ma mai di lunga durata.
Sposò
Elisabetta Gonzaga, con la quale alla corte protesse artisti del
calibro di Raffaello, Bramantino e Luca Signorelli, letterati come
Baldassarre Castiglione l’artefice dell’opera letteraria il
“Cortigiano”.
Guidubaldo
non ebbe figli e prima della sua morte adottò Francesco Maria I
Della Rovere, primogenito della sorella Giovanna.
1508:
Francesco
Maria I Della Rovere
diventò quarto duca di Urbino. Riuscì a riprendere Urbino al papa
Medici e ampliò lo stato con l’annessione di Senigallia
e Pesaro,
che diventò nuova capitale del ducato nel 1523. Il Duca sposò
Eleonora Gonzaga, nipote della zia adottiva Elisabetta Gonzaga.
I
due duchi si dedicarono alla costruzione di sontuose dimore, tra cui
il Palazzo Ducale e Villa Imperiale di Pesaro. Come gli avi, il Duca
fu protettore di numerosi artisti quali Girolamo Genga, Tiziano,
Raffaellino del Colle.
Nonostante
Urbino risentisse dal punto di vista demografico ed economico dello
spostamento della capitale, lo Stato continuò ad essere prospero
fino al XVII.
1538:
a Francesco Maria I Della Rovere successe il figlio Guidubaldo
II Della Rovere,
quinto duca di Urbino. Il duca amò risiedere, a differenza del
padre, nel palazzo di Urbino per il quale promosse la sistemazione
del secondo piano. Anche lui protesse alla sua corte numerosi
artisti: Tiziano, Bartolomeo Genga, Battista Franco.
Si
sposò due volte, in prime nozze con Giulia Varano e in seconde
nozze con Vittoria Farnese. Morì nel 1574 e gli successe suo figlio
Francesco Maria II Della Rovere.
1574:
Francesco
Maria II Della Rovere,
sesto ed ultimo duca di Urbino, fu educato alla corte spagnola.
Protesse artisti quali Torquato Tasso e Federico Barocci.
Si
sposò in prime nozze con Lucrezia d’Este, che morì senza
lasciargli figli. Si risposò in seconde nozze con Livia Della Rovere
da cui ebbe un figlio, Federico
Ubaldo della Rovere,
che giovanissimo prese le redini del ducato e si sposò con Claudia
de’Medici dandogli una nipote, Vittoria Della Rovere.
1623:
Federico Ubaldo morì in circostanze misteriose prima di diventare
duca.
1625:
Francesco Maria II Della Rovere, rimasto senza un successore, firmò
un atto che prevedeva alla sua morte la devoluzione dello stato,
compreso di terre e castelli, alla Curia Romana.
1631:
mori Francesco Maria II Della Rovere e Papa Urbano VIII decretò la
devoluzione del ducato di Urbino allo Stato Pontificio.
Le
cose mobili della casata rimasero di proprietà di Vittoria Della
Rovere, nipote di Francesco Maria II Della Rovere, la quale portò in
dote dipinti, gioielli ed oggetti vari a Firenze, sposandosi con
Ferdinando II de’ Medici.
Dopo
l’annessione del Ducato fu costituita la Legazione di Urbino che,
nel settecento, diede il nome all’omonima provincia pontificia.
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